lunedì 20 ottobre 2008

Contro i tagli, a Roma lezioni di Fisica in Piazza

ROMA - Sono cominciate a Roma, da piazza Montecitorio, le lezioni di fisica che docenti e studenti dell'università di Roma La Sapienza hanno deciso di portare nelle piazze per protestare contro i tagli previsti dalla legge finanziaria. Due lavagne che presto di sono riempite di formule di meccanica relativistica e il professore, Omar Benhar, in piedi circondato dagli studenti, seduti in terra e silenziosissimi per non perdere una parola della lezione, tenuta senza microfono né megafono. E' la prima delle tre lezioni previste oggi e che si concluderanno alle due. Altre lezioni in piazza sono previste fino a venerdì sempre a Roma, a piazza del Campidoglio e poi a piazza Navona. Ai lati di una lavagna pende il cartello "Adotta uno studente italiano", scritto in inglese e francese. Lo stesso cartello che Daniele, studente di fisica di 22 anni, ha appeso al collo: "Chiedere aiuto all'estero è l'unica nostra possibilità di concludere qualcosa".

Il silenzio che accompagna la lezione di fisica in piazza è carico di preoccupazione per il futuro: qua e là spiccano, fra gli studenti, cartelli sui quali sono disegnati cervelli che se ne vanno, alcuni con la valigia, altri appesi a un aereo. Ad aprire il ciclo di lezioni sono le parole di una delle riviste scientifiche più prestigiose del mondo, Nature, che nell'ultimo numero ha dedicato due articoli alla situazione di università e ricerca in Italia: "Sono tempi di tenebre e rabbia per gli scienziati italiani - ha letto Benhar - che si trovano a confrontarsi con un governo che sta ponendo in essere una filosofia di tagli alle spese...". Poi comincia la lezione e anche fotografi e telecamere si muovono in silenzio attorno gli studenti. "Da qui a cinque anni l'università italiana si troverà ad avere sempre meno fondi e meno persone", rileva il fisico Carlo Cosmelli, fra i promotori dell'iniziativa. Complessivamente, precisa, si prevedono quasi 1.500 milioni di euro in meno fino al 2013, con una media di 300 milioni in meno l'anno. Vale a dire, che si passa dalla riduzione dell'1% nel 2009 alla riduzione del 7,8% fra il 2012 e il 2013. Le conseguenze, aggiunge Cosmelli, saranno meno servizi agli studenti, meno infrastrutture, peggioramento della qualità della didattica e riduzione dell'attività di ricerca. "In generale - preconizza - assisteremo a un peggioramento globale della qualità delle nostre università e ad un'ulteriore perdita di competitività rispetto alle università straniere". E' in agguato, insomma, il rischio che dopo la cosiddetta fuga dei cervelli l'Italia assista alla fuga degli studenti universitari.(fonte Ansa)

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