mercoledì 27 ottobre 2010

L'opinione:" I veri ambientalisti a Brindisi"

Il panorama della campagna tipica di quella che fu detta “fascia colonica” muta rapidamente. I filari di vite e gli ulivi secolari fanno spazio a piantagioni di pannelli fotovoltaici a rapido accrescimento, le strade interpoderali e anche quelle provinciali vengono sventrate per calare i cavi che consentono ai venditori la distribuzione dell'energia prodotta.
Ogni tanto qualche sparuto convegno di ritardatari cronici cerca di parlare dei “mali di questa cementificazione selvaggia” dopo aver sonnecchiato per anni e avallato sostanzialmente le scelte quando sono state fatte.
Qualcuno per complicità, qualcuno per connivenza, qualcuno per distrazione e moltissimi per pigrizia. I “protestatari del giorno dopo” segnano la loro presenza con posizioni ormai inutili e buone solo per imbrattar giornali e rilasciare interviste.
Il prossimo passaggio che accadrà in terra di Brindisi sarà l'incenerimento di rifiuti nelle centrali ed in particolare nella centrale Federico II di Cerano, spacciando il CDR come CDRQ e riducendo, ovviamente, l'uso del carbone. Qualcuno griderà alla vittoria per aver ridotto il carbone e qualcun altro per aver contribuito a risolvere il problema dei rifiuti. Ai primi guai, i medesimi: pigri, conniventi, complici o distratti faranno convegni e organizzeranno manifestazioni e grida.
Il fatto è che tra tutti gli “ismi” possibili qualcuno pensò di appropriarsi di quello ambientale, quasi che nel genere umano qualcuno potesse divincolarsi dal rispetto delle regole di natura e porsi al di sopra di esse. E così è nata l'innaturale divisione tra chi è ambientalista e chi dovrebbe appellarsi “deturpista” ma non lo fa preferendo termini più soft: industrialista, sviluppista, o, semplicemente, paraculo. Una divisione che sostanzialmente conviene a tutti. Gli ambientalisti prendono una identità che, in qualche modo, garantisce visibilità e ragione di esistenza anche in piccole minoranze, e gli altri continuano tranquillamente a fare gli affari propri avendo la forza del potere e uno spauracchio da agitare.
E in questa maniera il territorio brindisino è stato martoriato dai tempi dell'industrialismo della chimica, disegno primigenio di uno sviluppo (sic!) che ha corrotto la terra, l'aria, l'acqua e l'anima di questa piccola area del pianeta.
Coscienze che hanno perso l'onore e l'orgoglio, che si vendono tanto al chilo a seconda dell'interesse immediato. Come giustificare i silenzi sulle torce che hanno illuminato i cieli della città più e più volte nel silenzio assordante di autorità, responsabili della sicurezza aziendale, sindacati, ARPA, e “ambientalisti” d'ogni specie? Lo so che qualcuno ha detto, parlato e scritto ma con voce imparagonabilmente più bassa a quella che s'usa per altre vicende.
Ora è intervenuta la magistratura su indagini della DIGOS che risultano “approfondite e circostanziate” condotte con approfondimenti tecnici ineccepibili e logica senza sbavature. Siamo nella medesima situazione che ebbe a verificarsi con il traffico di rifiuti speciali del quale si accorse la Procura di Reggio Calabria …Leggi tutto di Pino De Luca

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