sabato 27 agosto 2011

L'opinione:Scioperare è una cosa seria

L'Italia è travolta da un terremoto. Gli Italiani, nella loro veste di Italioti hanno finalmente scoperto che quando si va al ristorante prima o poi arriva il momento di pagare il conto. Il fatto è che i tanti che hanno sbafato pranzi e cene a credito, adesso vanno dai gonzi digiuni di saldare la fattura. E qui l'Italia degli imbecilli si scatena. I mantenuti devono decidere chi deve pagare e ognuno tutela, o prova a tutelare, i suoi amici e a scaricare sui compari del suo socio in parassitismo il grosso della spesa. E gli imbecilli son li pronti a genuflettersi verso chi li fa pagare di meno, ormai così abituati a essere imbecilli che nemmeno si domandano perché devono pagare. La chiamano manovra, eufemismo per dire in quale hangar il missile spesa andrà ad infilarsi, qualcuno desidera la brutalità qualcun altro cerca di distribuire almeno un po' di lubrificante in modo che chi sta intorno al buco abbia a ringraziare per la scarsa sofferenza. Naturalmente c'è chi protesta, fra questi una classe di lavoratori particolari: i lavoratori del pallone. Proprio non riescono a mandar giù il fatto che debbano pagare alcune tasse, disabituati da sempre, e allora scendono in sciopero. Siccome questi giovanotti hanno spesso stipendi da nababbi si è scatenato sui social forum, sui giornali e ovunque uno sdegnoso movimento di protesta che fa circolare messaggi come questo: “Mio caro calciatore, potrai permetterti di scioperare quando: 1) il tuo stipendio mensile non superi i 1000 euro mensili. 2) quando la tua sveglia,comprata a 0.50 centesimi dai cinesi ti suonerà 6 giorni su 7 alle 6:30 del mattino. 3) Quando inizieranno ad arrivarti le bollette di luce,acqua,gas,telefono,assicurazione auto,bollo auto,canone TV, ricariche del cellulare a TUE SPESE... Ecco,allora potrai PERMETTERTI di scioperare....” Verificato che la gran parte di chi scrive questa idiozia e la fa circolare è un tifoso di calcio e verificato che lo è molto spesso anche chi guadagna 1000 euro al mese, sorge spontanea una qualche domanda: Ma per quale ragione ad un calciatore si pagano 20 milioni di Euro all'anno e ad un Prof. di Fisica Nucleare meno di 24 mila?Chi ha permesso che questo accadesse? Se gli amministratori di una società come la Fiat fanno le pulci agli operai a 1300 Euro, e gli stessi pagano centinaia di milioni di euro per la squadra di calcio ci sarà una ragione … Non è difficile: chi mette i soldi lo fa per avere un ritorno e quindi se paga cento milioni di euro un calciatore vuol dire che ne ricava almeno centomilioni e uno di euro altrimenti è un pessimo amministratore e alla lunga fallisce come è successo a molti, falliti o fatti fallire. E allora in questa diatriba tra calciatori milionari e società milionarie prima di prender parte ragioniamoci un momento. Le società sono i padroni e i calciatori i lavoratori: l'antica classificazione dovrebbe spingerci dalla parte dei lavoratori. Poi c'è il concetto di reciprocità: quando i lavoratori delle fabbriche sarde, quelli di Pomigliano e di Mirafiori, i braccianti extracomunitari e i ricercatori precari dell'università sono stati messi in mezzo alla strada quanti calciatori sono scesi in piazza per difenderli? In quanti spogliatoi sta a cuore l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori? In quante ville con piscina sono preoccupati per la pensione delle “partite IVA” illuse da Berlusconi e complici (diventa imprenditore di te stesso ve lo ricordate?)? Forse perdiamo solo tempo a discutere di calciatori e società, forse è ora che il calcio riprenda la sua nobile funzione educativa invece di essere l'ennesima arma di distrazione di massa. Io mi occupo dello sciopero generale del 6 di settembre. Il calcio? Mi riservo di darlo nel sedere a chi continua a chiedere sacrifici a chi si sacrifica da sempre. di Pino De Luca

lunedì 22 agosto 2011

L'opinione:Mal Comune

Avevamo chiesto i tagli della politica. I tagli però, non i ragli. Anziché dimezzare il numero e i benefit dei parlamentari, il governo crede di tenerci buoni segando a casaccio i piccoli Comuni. Il tessuto connettivo di un Paese che è composto di mille villaggi. Il suo apparato cellulare. L’unica istituzione in cui l'italiano medio si riconosca. Un provvedimento di tale portata avrebbe dovuto essere il frutto di un restauro complessivo dell’architettura dello Stato. Invece da noi le riforme vengono fatte così: una alla volta, a rate, come capita. Penso ai poveri sindaci dei paesi del mio Piemonte, costretti a decrittare il proprio destino dalla lettura impervia di un decreto scritto di corsa e male. Per giunta a Ferragosto, con i prefetti in ferie che non possono neanche dare delucidazioni.

Si è capito che i Comuni sotto i mille abitanti dovranno consorziarsi con quelli adiacenti per raggiungere la fatidica quota cinquemila, ma poi si scopre che non è esattamente così, che ogni regola ha cento eccezioni e che al Sud la mafia si appresta a sfruttare queste fusioni a freddo per mettere direttamente le mani sugli apparati pubblici. Bene, anzi male. Volete sapere quale risparmio formidabile ci porterà la disarticolazione del sistema nervoso dei Comuni? Sei milioni di euro. Su una manovra di 50 miliardi. Poco più di quanto ci costa ogni anno il ristorante della Camera: 5 milioni e mezzo. Proporrei uno scambio secco: ci teniamo i piccoli Comuni e obblighiamo i deputati a iniziare uno sciopero della fame contro se stessi. (Massimo Gramellini,LaStampa.it)

giovedì 4 agosto 2011

Mondo:Somalia, la carestia si espande tra violenze e debolezze del governo

Le Nazioni Unite hanno decretato lo stato di carestia ad altre tre regioni somale. Il quadro generale si aggrava, dunque, mentre gli aiuti alimentari continuano ad essere difficili per gli ostacoli posti dalle milizie islamiche Al Shabaab, come è accaduto nella città meridionale di Kismayo, la terza città del Paese. Intanto dilagano anche le violenze e le uccisioni di civili anche da parte dei militari Amison
di CARLO CIAVONI

ROMA - La carestia si estende come una coltre nera sulla Somalia, sotto il quale milioni di persone muore di stenti o si muove in cerca di luoghi per sopravvivere, affrontando viaggi infiniti a piedi, che si concludono in giganteschi campi profughi, già stracolmi da altri disgraziati segnati dallo stesso destino. Nel frattempo in altre tre regioni somale è stato ieri decretato lo stato di carestia. Si tratta della regione di Barandor, che comprende l'area di Mogadiscio; quella di Afgooye e quella di Shabeele, in particolare le aree agro-pastorali nei distretti di Balcad e Cadale nel Medio Shabelle. Si lamentano, intanto nuovi ritardi negli aiuti umanitari, dovuti alle difficoltà di accesso in alcune aree del paese controllate dalle milizie Al Shabaab, come è avvenuto a Kismayo, nel sud, la terza città somala, dove le milizie islamiche hanno impedito la distribuzione degli aiuti alimentari.

I numeri dell'emergenza.
Ad oggi, le stime fornite dall'Onu parlano di 3,7 milioni di persone, in tutto il Corno d'Africa, per le quali si richiede un urgente intervento di assistenza e 3,2 milioni che invece hanno bisogno un aiuto immediato per non morire Sei ONG del network AGIRE 1operano in Somalia con programmi di assistenza umanitaria nelle zone colpite dalla carestia (CESVI 2, CISP 3, COOPI, 4 COSV 5,Intersos 6 e Save the Children 7). Grazie a una presenza storica nel paese e a rapporti consolidati con le comunità e i partner locali, le ONG sono pressoché le uniche organizzazioni umanitarie in grado oggi di portare soccorso alla popolazione, superando gli ostacoli posti dalla situazione di instabilità e conflitto in cui versa il Paese. Un Paese con un governo di transizione, debole ed eterodiretto, che ad oltre 15 giorni dal suo insediamento ufficiale, solo oggi ha dato vita alla sua prima riunione.

Mezzo milione in pericolo di vita. Nel corridoio di Afgooye, costruito sul tracciato e lungo le rovine della strada nazionale che collegava Mogadiscio a Baidoia, circa mezzo milione di persone sono in pericolo di vita. "I primi ad avere complicazioni mediche sono i bambini - dice Mohamed Luqman, operatore somalo di INTERSOS che da settimane coordina la distribuzione di cibo, acqua e beni di prima necessità agli sfollati accampati in quest'area - la continua malnutrizione a cui sono stati esposti negli ultimi mesi li ha indeboliti al punto tale che faticano a reagire. Possiamo salvarli dalla morte solo attraverso preparati iper-proteici" LEGGI TUTTO