Le Nazioni Unite hanno decretato lo stato di carestia ad altre tre regioni somale. Il quadro generale si aggrava, dunque, mentre gli aiuti alimentari continuano ad essere difficili per gli ostacoli posti dalle milizie islamiche Al Shabaab, come è accaduto nella città meridionale di Kismayo, la terza città del Paese. Intanto dilagano anche le violenze e le uccisioni di civili anche da parte dei militari Amison
di CARLO CIAVONI
ROMA - La carestia si estende come una coltre nera sulla Somalia, sotto il quale milioni di persone muore di stenti o si muove in cerca di luoghi per sopravvivere, affrontando viaggi infiniti a piedi, che si concludono in giganteschi campi profughi, già stracolmi da altri disgraziati segnati dallo stesso destino. Nel frattempo in altre tre regioni somale è stato ieri decretato lo stato di carestia. Si tratta della regione di Barandor, che comprende l'area di Mogadiscio; quella di Afgooye e quella di Shabeele, in particolare le aree agro-pastorali nei distretti di Balcad e Cadale nel Medio Shabelle. Si lamentano, intanto nuovi ritardi negli aiuti umanitari, dovuti alle difficoltà di accesso in alcune aree del paese controllate dalle milizie Al Shabaab, come è avvenuto a Kismayo, nel sud, la terza città somala, dove le milizie islamiche hanno impedito la distribuzione degli aiuti alimentari.I numeri dell'emergenza. Ad oggi, le stime fornite dall'Onu parlano di 3,7 milioni di persone, in tutto il Corno d'Africa, per le quali si richiede un urgente intervento di assistenza e 3,2 milioni che invece hanno bisogno un aiuto immediato per non morire Sei ONG del network AGIRE 1operano in Somalia con programmi di assistenza umanitaria nelle zone colpite dalla carestia (CESVI 2, CISP 3, COOPI, 4 COSV 5,Intersos 6 e Save the Children 7). Grazie a una presenza storica nel paese e a rapporti consolidati con le comunità e i partner locali, le ONG sono pressoché le uniche organizzazioni umanitarie in grado oggi di portare soccorso alla popolazione, superando gli ostacoli posti dalla situazione di instabilità e conflitto in cui versa il Paese. Un Paese con un governo di transizione, debole ed eterodiretto, che ad oltre 15 giorni dal suo insediamento ufficiale, solo oggi ha dato vita alla sua prima riunione.
Mezzo milione in pericolo di vita. Nel corridoio di Afgooye, costruito sul tracciato e lungo le rovine della strada nazionale che collegava Mogadiscio a Baidoia, circa mezzo milione di persone sono in pericolo di vita. "I primi ad avere complicazioni mediche sono i bambini - dice Mohamed Luqman, operatore somalo di INTERSOS che da settimane coordina la distribuzione di cibo, acqua e beni di prima necessità agli sfollati accampati in quest'area - la continua malnutrizione a cui sono stati esposti negli ultimi mesi li ha indeboliti al punto tale che faticano a reagire. Possiamo salvarli dalla morte solo attraverso preparati iper-proteici" LEGGI TUTTO
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