giovedì 8 ottobre 2009

Riflessioni: Brindisi,ENEL....e la terra del Salento

Ho cambiato il nome al mio blog, prima si chiamava www.diario_di_bordo.ilcannocchiale.it adesso si chiama www.pinodeluca.ilcannocchiale.it. Chi non è avvezzo alle storie di informatica sa che l'operazione, di per sé banale, ha conseguenze nefaste nei motori di ricerca che conservano il vecchio nome per molto molto tempo. E quindi chi andrà a cercare ciò che ho scritto usando il vecchio nome non troverà un bel nulla, e questo vale per tutti compreso me medesimo.

So che non interessa moltissimi questo preambolo ma con esso faccio un po' di pubblicità al mio nuovo indirizzo e cerco anche di spiegare la ragione di tanta fatica per cercare gli scritti precedenti.

Stamane in tv, alle ore sette, rassegna stampa di Brindisi: un paio di magistrati e un manipolo di sbirri osano mandare ad alcuni alti funzionari ENEL degli avvisi di garanzia. In essi comunicano che c'è un qualche sospetto che l'utilizzo di dosi massicce di carbone per una ventina di anni possa aver prodotto un qualche inquinamento. Ma no! Ma dai! Ma da quando ci si permette di sospettare queste cose? Proprio ora che sembrava partito un momento felice tra mamma ENEL e le nostre gioconde comunità? Proprio ora che sponsorizzazioni e feste canore cominciavano a succedersi con gradevole costanza …

Deve essere una di quelle manovre politiche ad orologeria che magistrati disturbati mentalmente e probabilmente un po' comunisti imbastiscono contro chi ha il sostegno del popolo.

Come cosa c'entra il nome del blog? È facile, di queste vicende che ora giungono all'eco della stampa ho avuto il privilegio di interessarmi qualche volta, e per la precisione dal 5 maggio 2007 fino al 18 maggio 2009, in tutto la bellezza di dodici riflessioni. Chi fa fatica a ritrovarle può visitare il mio blog (con il nome nuovo) o chiedere a www.Brindisitg24.it o a www.brindisisera.it che le hanno diffuse con grande temerarietà nei tempi in cui si era davvero in pochi a dire.(*)

È inelegante ricordare le profezie e non lo farò mai, trovo però utile fare alcune riflessioni.

È senza dubbio esistita a Brindisi, e forse esiste ancora, una entità denominata “partito del carbone”. Analogamente sono sorti gli avversi autodefinedosi per contro “partito dell'anticarbone”. Rarissime sono state le voci che hanno provato ad uscire dal tifo urlato che ha garantito per anni il diritto di tribuna agli esponenti dei due schieramenti. Nella gran confusione ciascuno si è ritagliato il proprio pezzettino di “sfruttamento immagine” da giocare su questo o quel tavolo.

Ora alcune carte sono scoperte. Indagini di polizia, avviso di garanzia, dati scientifici a supporto. Si apre una questione legale nella quale peseranno indubbiamente perizie e duelli in punta di diritto, ma è una occasione anche per far pesare la testimonianza popolare. Se essa continuerà a convincersi che uno spettacolo canoro vale la distruzione di un ecosistema, qualunque sia la conclusione dell'inchiesta essa sarà stata inutile.

Se invece le popolazioni di queste terre si proporranno di riprendersi il diritto di comprendere, di partecipare e di decidere del proprio futuro, qualunque sia il risultato dell'inchiesta, lo Stato che paga inquirenti e poliziotti ha speso bene i suoi soldi.

Per parte mia, poiché ricordo come erano quei luoghi prima, dico che ci campavano intere famiglie coltivando viti e ortaggi, ci pascevano le greggi.

Spero che quei terreni siano bonificati e che lo si faccia a spese di chi li ha inquinati, e che la cultura del carbone lasci spazio alla cultura della ragione. E la cultura della ragione è tale se non nega in assoluto nessuna altra cultura, nemmeno quella del carbone.

Spero si apra una discussione seria e ampia sui bisogni energetici, sulle analisi dei costi e dei benefici e se decideremo che carbone deve essere, dobbiamo decidere quale, quanto, per chi e per quale prezzo. Se dobbiamo cedere quote di sovranità per il bene dell'Italia saremo come sempre disponibili, pronti a farci servi, ma di una patria e mai verso chi pensa di esserne il padrone.

Spero che quei cittadini che hanno applaudito i poliziotti che arrestavano il rapinatore armato di coltello da cucina, siano pronti ad applaudire anche quelli che sono capaci di incriminare chi usa preziose consulenze per rapinare un bene molto più prezioso di qualche migliaio di euro: il futuro di un territorio. Qualunque sia la conclusione della vicenda giudiziaria.di Pino De Luca

(*)

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1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny