domenica 29 novembre 2009

Il colore viola...

Tra una settimana la città di Roma si riempirà di persone, molti di loro saranno giovani, ventenni o poco più, cresciuti senza il muro di Berlino, con una infanzia opulenta di merendine dolci e un'adolescenza prodiga di illusioni. Affacciatisi all'età della ragione assaporano immediatamente il sapore acre del precariato e l'amarezza dei riflettori altrove orientati.

Due decenni fatti di pseudolibertà, di pensiero unico, di mondi di cartapesta nei quali il merito e il futuro si conquistano mostrando le chiappe o tirando calci ad una palla.

Milioni a bizzeffe per i giovani dell'occidente, tutti belli colorati e sorridenti, pronti a corteggiare e a farsi corteggiare in salotti televisivi o in case piene di telecamere.

Il trionfo dell'apparenza e dell'ostentazione, la rivincita del mediocre che viene vestito a festa, l'apoteosi della semplificazione.

La subcultura dominante viene alla luce, non si vergogna più della sua pochezza e assurge a coscienza collettiva. Personaggi da circo Barnum (con tutto il rispetto per il circo) affollano la piazza elettronica che decide dell'esistenza o meno degli esseri umani.

Vent'anni in cui tutti scrivono libri, financo Emilio Fede. Case editrici in cerca di contributi commissionano testi a puttane, mafiosi, lacchè, ricattatori e grassatori d'ogni risma, ognuno ha una memoria da pubblicare, e più è pruriginosa e meglio é, non importa se sia vera o falsa, la patente di veridicità la fornisce il monitor parlante, conduttori bavosi ansiosi di servire i potenti.

Anni terribili, anni di innumerevoli annunciazioni dell'apocalisse, dal 1991 anno palindromo nel quale tutti i pianeti erano nella costellazione dei Pesci al prossimo 2012, segno della fine secondo il calendario Maya.

Così sono cresciuti questi ventenni. Senza i miti della rivoluzione, senza i luoghi della formazione. In una scuola disperata e disperante, per vent'anni fatta oggetto di staffilate e continui elettroshock, destinataria di responsabilità crescenti e risorse inversamente proporzionali, nel mirino di una classe politica che, giustamente, la odia. Per nemesi. Scegli un politico a caso e fallo parlare della scuola. La prima parola che gli verrà in mente è: lassismo. E ha ragione. Vi parla di lui e dei suoi colleghi, in una scuola appena seria nessuno chi avrebbe dato un diploma Gasparri? E anche nella vituperata e sgarrupata scuola italiana, il figlio del Ministro Bossi ha dovuto penare per anni prima di riuscire a diplomarsi coniugando il proprio nome e cognome. E adesso che è tra quelli che comandano a dodici mila euro al mese non credete che abbia diritto a vendicarsi su quei maledetti professori che pretendevano che sapesse leggere?( di Pino De Luca)Leggi tutto


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