ROMA - Sono cominciate a Roma, da piazza Montecitorio, le lezioni di fisica che docenti e studenti dell'università di Roma La Sapienza hanno deciso di portare nelle piazze per protestare contro i tagli previsti dalla legge finanziaria. Due lavagne che presto di sono riempite di formule di meccanica relativistica e il professore, Omar Benhar, in piedi circondato dagli studenti, seduti in terra e silenziosissimi per non perdere una parola della lezione, tenuta senza microfono né megafono. E' la prima delle tre lezioni previste oggi e che si concluderanno alle due. Altre lezioni in piazza sono previste fino a venerdì sempre a Roma, a piazza del Campidoglio e poi a piazza Navona. Ai lati di una lavagna pende il cartello "Adotta uno studente italiano", scritto in inglese e francese. Lo stesso cartello che Daniele, studente di fisica di 22 anni, ha appeso al collo: "Chiedere aiuto all'estero è l'unica nostra possibilità di concludere qualcosa".
Il silenzio che accompagna la lezione di fisica in piazza è carico di preoccupazione per il futuro: qua e là spiccano, fra gli studenti, cartelli sui quali sono disegnati cervelli che se ne vanno, alcuni con la valigia, altri appesi a un aereo. Ad aprire il ciclo di lezioni sono le parole di una delle riviste scientifiche più prestigiose del mondo, Nature, che nell'ultimo numero ha dedicato due articoli alla situazione di università e ricerca in Italia: "Sono tempi di tenebre e rabbia per gli scienziati italiani - ha letto Benhar - che si trovano a confrontarsi con un governo che sta ponendo in essere una filosofia di tagli alle spese...". Poi comincia la lezione e anche fotografi e telecamere si muovono in silenzio attorno gli studenti. "Da qui a cinque anni l'università italiana si troverà ad avere sempre meno fondi e meno persone", rileva il fisico Carlo Cosmelli, fra i promotori dell'iniziativa. Complessivamente, precisa, si prevedono quasi 1.500 milioni di euro in meno fino al 2013, con una media di 300 milioni in meno l'anno. Vale a dire, che si passa dalla riduzione dell'1% nel 2009 alla riduzione del 7,8% fra il 2012 e il 2013. Le conseguenze, aggiunge Cosmelli, saranno meno servizi agli studenti, meno infrastrutture, peggioramento della qualità della didattica e riduzione dell'attività di ricerca. "In generale - preconizza - assisteremo a un peggioramento globale della qualità delle nostre università e ad un'ulteriore perdita di competitività rispetto alle università straniere". E' in agguato, insomma, il rischio che dopo la cosiddetta fuga dei cervelli l'Italia assista alla fuga degli studenti universitari.(fonte Ansa)
Il silenzio che accompagna la lezione di fisica in piazza è carico di preoccupazione per il futuro: qua e là spiccano, fra gli studenti, cartelli sui quali sono disegnati cervelli che se ne vanno, alcuni con la valigia, altri appesi a un aereo. Ad aprire il ciclo di lezioni sono le parole di una delle riviste scientifiche più prestigiose del mondo, Nature, che nell'ultimo numero ha dedicato due articoli alla situazione di università e ricerca in Italia: "Sono tempi di tenebre e rabbia per gli scienziati italiani - ha letto Benhar - che si trovano a confrontarsi con un governo che sta ponendo in essere una filosofia di tagli alle spese...". Poi comincia la lezione e anche fotografi e telecamere si muovono in silenzio attorno gli studenti. "Da qui a cinque anni l'università italiana si troverà ad avere sempre meno fondi e meno persone", rileva il fisico Carlo Cosmelli, fra i promotori dell'iniziativa. Complessivamente, precisa, si prevedono quasi 1.500 milioni di euro in meno fino al 2013, con una media di 300 milioni in meno l'anno. Vale a dire, che si passa dalla riduzione dell'1% nel 2009 alla riduzione del 7,8% fra il 2012 e il 2013. Le conseguenze, aggiunge Cosmelli, saranno meno servizi agli studenti, meno infrastrutture, peggioramento della qualità della didattica e riduzione dell'attività di ricerca. "In generale - preconizza - assisteremo a un peggioramento globale della qualità delle nostre università e ad un'ulteriore perdita di competitività rispetto alle università straniere". E' in agguato, insomma, il rischio che dopo la cosiddetta fuga dei cervelli l'Italia assista alla fuga degli studenti universitari.(fonte Ansa)
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