Un mix di cultura salentina, contadina, sindacale e proletaria può condurre alla pratica di una solidarietà indefessa, oserei dire almeno paragonabile e a volte superiore a quella di taluni cristiani seri e veri che davvero seguono l'amore per l'altro come comandamento esistenziale.
Sicché a sedici anni si solidarizza con un movimento contadino, a diciassette con la difesa di un pezzo di costa, a diciotto con il Cile insanguinato da Pinochet e via di questo passo. Fino al volontariato in Irpinia, all'adesione incondizionata ad altre forme troppo recenti per essere nominate.
Gli anni passano, le esperienze maturano e affiora, tracima addirittura, la consapevolezza che la grande disponibilità degli esseri umani a mettersi a disposizione di altri esseri umani nel momento del bisogno, diventa per alcuni elemento di scalata sociale o economica.
Il terzo settore esce dalla dimensione affettiva ed entra in quella razionale. Si norma, si legifera e diventa “professione”, momento di sfruttamento a fini personali e diretti delle manifestazioni di generosità collettiva.
In buona sostanza una ricchissima e inesauribile miniera da sfruttare economicamente e soprattutto mediaticamente, basta avere quattro dita di pelo sullo stomaco.
Da circa una settimana ne viviamo una straordinaria dimostrazione. Terremoto in Abruzzo, nemmeno tanto forte, sicuramente prevedibilissimo, e non mi riferisco al povero Giuliani, tecnico crocifisso per aver sposato delle tesi che i suoi persecutori propugnano da anni, ma allo sciame di almeno quattro settimane e alla consapevolezza della sismicità della zona.LEGGI TUTTO
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