Sono 15.000 - secondo Fim, Fiom, Uilm e Fismic - i lavoratori del gruppo Fiat in corteo a Torino. È la prima volta, nella storia del gruppo Fiat, che si svolge una manifestazione nazionale il sabato mattina a Torino. Rilevante la partecipazione dei lavoratori delle aziende dell'indotto auto in crisi: delle 2.300 fabbriche in crisi mille sono in Piemonte, molte in gravi difficoltà. Molti lavoratori sfilano in tuta blu o con la maglietta che indossano in fabbrica.
«La manifestazione di oggi è un fatto importantissimo, la prima grossa manifestazione in Italia e in Europa, un segnale di mobilitazione che si estenderà in tutta Europa». Lo ha detto Giorgio Cremaschi della segreteria nazionale della Fiom, che partecipa al corteo di Torino. «La disponibilità di Marchionne non c'è - afferma Cremaschi – perché se dichiara che apre un tavolo dopo l'accordo con i tedeschi vuol dure che il tavolo non lo apre. Noi vogliamo discutere ora, non quando sarà deciso cosa chiudere e dove licenziare».
Dopo un corteo tranquillo che aveva visto sfilare accanto Cobas e sindacati confederali c'è stata qualche tensione poco prima dell'intervento del segretario Fiom Rinaldini. Un nutrito gruppo di lavoratori Fiat di Pomigliano ha contestato il il segretario dalla Fim, Beppe Farina che è stato apostrofato con frasi come 'Venduto', 'Vergogna' e 'Stai zitto'. I lavoratori hanno anche tentato di impedire a Rinaldini di parlare e lo hanno spintonato. I lavoratori rimproveravano ai sindacalisti di aver firmato l'accordo di trasferimento di 316 operai nello stabilimento di Nola. A Rinaldini è stato strappato il microfono ed è scivolato dal furgone-palco. Solo dopo l'intervento del servizio d'ordine è riuscito ad iniziare il suo intervento.
«È ridicolo che la Fiat discuta con il governo statunitense e con quello tedesco e con i sindacati di quei Paesi, ma non dica nulla in Italia». Lo ha affermato il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, durante il corteo di Torino. «Un ridimensionamento del settore - ha detto Farina - metterebbe a repentaglio tutti. Scendere sotto una determinata soglia di volumi produttivi significherebbe marginalizzare il comparto. Il rischio in Italia non è solo per i due stabilimenti, ma per tutto il settore, stiamo difendendo un pezzo importante di industria del nostro Paese».
«La responsabilità maggiore è del governo che finora ha dimostrato una totale assenza sia nei riguardi della Fiat sia di qualunque idea attiva di politica industriale». Lo ha affermato il segretario generale del sindacato autonomo Fismic, Roberto Di Maulo, che ha tenuto uno dei comizi conclusivi della manifestazione Fiat davanti al Lingotto. «Questo atteggiamento assente del governo - ha detto Di Maulo - sta provocando una drammatica crisi che investe soprattutto la componentistica, laddove risiede il cuore tecnologico e occupazionale del settore automotive in Italia che rappresenta il 12% del prodotto interno lordo. Lo dimostrano gli esuberi dichiarati alla Graziano che sono solo la punta dell'iceberg di una crisi drammatica. Siamo di fronte al collasso. Senza un intervento finanziario, come può essere un fondo a garanzia degli investimenti, paragonabile a quello messo in campo da tutti gli altri governi europei, ci troveremo alla fine della crisi un settore ridimensionato».da (www.unita.it)
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