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“È nato come un gadget per ricchi yuppies, ma nel giro di pochi anni il telefonino potrebbe affermarsi come un potente strumento di sviluppo per i paesi più poveri del pianeta”, scrive l’Economist. Il cellulare, infatti, è la tecnologia ideale per le aree con gravi carenze infrastrutturali.
Strade in dissesto e servizi postali inefficienti non favoriscono certo la circolazione dei beni e delle informazioni, un elemento essenziale per il funzionamento dei mercati e delle aziende. A questi problemi si può rimediare con il telefonino, che oggi permette di trasferire denaro con la stessa velocità con cui viaggia un sms.
Nei paesi poveri il classico negozio sotto casa funziona spesso come una banca: le persone comprano lì le ricariche per il cellulare e il negoziante accredita l’importo sul loro “conto mobile”, che permette con un semplice sms di trasferire denaro ad altri utenti a loro volta titolari di un conto simile.
Questi strumenti sono in rapida diffusione nei paesi in via di sviluppo, dove ci sono tre quarti degli oltre quattro miliardi di telefonini presenti nel mondo. E dove molte persone non hanno accesso a conti bancari tradizionali.
L’uso del cellulare ha già un impatto diretto sulla crescita economica: secondo la Banca mondiale, in un paese in via di sviluppo la presenza di almeno dieci nuovi cellulari ogni cento persone garantisce in media una crescita del pil dello 0,8 per cento(fonte internazionale.it)
L’estate è trascorsa tra le sparate agostane della Lega nord sui dialetti, le bandiere regionali e l’inno nazionale. Sì, quel brano che impariamo a farfugliare alle partite di calcio, e di cui qualcuno conosce gli autori solo grazie a una canzone di Rino Gaetano.
Poi, su Facebook è comparso un gioco intitolato Rimbalza il clandestino: uno sciocco trastullo estivo per militanti leghisti. Gli stessi che smentiscono la paternità di un’altra campagna ripugnante: “Immigrati clandestini. Torturali! È legittima difesa”.
Nel deserto vacanziero di un supermercato non stupisce, quindi, la vacuità delle riflessioni di una signora che chiacchiera con la cassiera e un altro cliente. Ed è più facile individuare l’origine delle frasi che la signora inserisce nelle orecchie dei presenti mentre riempie le buste della spesa: “Gli extracomunitari li prenderei tutti a calci nel sedere, via!”. Già, avrà in mente i giochi di cui sopra. “Che se li prendano tutti la chiesa e i comunisti”. Già, la prima faccia il suo mestiere, i secondi sono mangiabambini o terroristi islamici. “Noi italiani siamo troppo deboli, dovremmo riprendere in mano le mazze”. Già, i fucili erano caldi e pronti già a primavera dell’anno scorso. “Dobbiamo ribellarci e difendere il nostro paese. Ma purtroppo siamo in pochi”. Già, d’estate hanno sospeso le ronde a Milano.
Ma
Mihai Mircea Butcovan,scrittore romeno che vive in Italia dal 1991
Se aggiungiamo i gratta e vinci, le scommesse e altri “giochi di stato”, la massa monetaria che dalla schiena di poveracci, nelle tasche e nello spirito, transita verso biscazzieri di lunga pezza, che pagano allo Stato il pizzo per la concessione, diventa enorme.
Un affare gigantesco che trasforma una nazione intera in una gigantesca Las Vegas per morti di fame, dove ogni reato è permesso a chi se lo può permettere e la repressione verso i pezzenti diventa sempre più feroce. Di più, i ricchi e i potenti godono di impunità differenziate in ragione della casta alla quale appartengono. La legge sulla privacy e sulla dignità ha maglie diverse, se si tratta di reato di clandestinità si può andare in prima pagina con foto e ferite in primo piano, se si tratta di falso in bilancio o di corruzione di magistrato puoi esser dichiarato impunibile e nessuno ne deve parlare. E poi, nel gioco dei media e di pennivendoli di varia fortuna, tutto va nel dimenticatoio e avanti con il prossimo. Solo una domanda a titolo di esempio: chi si ricorda di Luca Bianchini e che fine abbia fatto?
E intanto il popolo bue dilapida quel poco che ha in tentativi inutili di “diventare qualcuno” grazie alla dea bendata, e segue le mirabolanti notizie dei telegiornali che ogni giorno ci ammanniscono con Jackpot stratosferici in concorsi così truccati (legalmente) che nemmeno i biscazzieri di Al Capone osavano fare.
Un momento di attenzione si può chiedere anche a menti frettolose alla ricerca dl Bingo: un gioco equo è tale se la posta è proporzionata alla probabilità di vincere. Nel Superanolotto ad una scommessa di un euro dovrebbe corrispondere la probabile vincita di oltre seicentomilioni di Euro e invece viene dichiarato dai media straordinario un Jackpot di poco più di centomilioni …
Lo spread tra giocate e monte premi è altissimo, ma le menti sono troppo offuscate dalla “sindrome delle favelas”.LEGGI TUTTO
Almeno 13.250 persone sono morte, tra il 1993 e il 6 maggio 2009, nel tentativo di raggiungere la fortezza Europa. Durante il viaggio, nei centri d’identificazione, durante il rimpatrio forzato o una volta rimandati nel loro paese.
Non sono incidenti casuali o isolati, accusa l’ong United, che ha pubblicato un rapporto basandosi sui dati di Fortress Europe, ma il frutto di una politica dell’esclusione.
Leggendo l’elenco infinito, si riescono a intravedere le storie di ogni vittima. Vengono da paesi in guerra, dall’Afghanistan, dalla Somalia, genericamente dall’Africa subsahariana. Paesi che sporadicamente appaiono nelle pagine dei giornali, ma non commuovono più.
È la storia di Zaher Rezai, un giovane afgano di 13 anni, che qualche mese fa è morto schiacciato dalle ruote del camion sotto il quale si era legato per sfuggire ai controlli del Porto di Venezia. In una poesia trovata nelle sue tasche, ha scritto: “Tanto ho navigato, notte e giorno, sulla barca del tuo amore. Che o riuscirò infine ad amarti o morirò annegato. O mio Dio, che dolore riserva l’attimo dell’attesa, ma promettimi, Dio, che non lascerai finisca la primavera”.(fonte Internazionale.it)